Charles Greenaway


Charles E. Greenaway era nato il 13 agosto 1918 a Madera, Pennsylvannia, da una famigia originaria dell’Irlanda. Disponiamo scarse notizie relative alla sua fanciullezza, tranne quanto contenuto nella sua testimonianza narrata in un sermone predicato nel 1990 , in occasione del Convegno Pastorale A.D.I., tenutosi a Catania. Ecco la ricostruzione di alcuni stralci significativi: “Non sono molto anziano, non ho cento anni, ma sono molte volte bisnonno e ho predicato l’Evangelo per 55 anni. Ho avuto il privilegio di annunciare Cristo in ogni continente, eccetto l’Antartide. Ho predicato ad ogni cultura esistente nel mondo ed in ogni stato d’America. In tutto il mondo esistono 225 nazioni; ne ho visitate 170 e vi ho predicato Cristo. Potrei parlarvi di 60 anni di storia del movimento pentecostale. Ho conosciuto i pionieri di quest’opera di risveglio, i quali sono quelli che mi hanno incoraggiato a servire il Signore: li amavo tutti! Dal 1949 sono entrato in contatto con l’opera di Dio in Italia e sono testimone di ciò che Dio ha compiuto in questa nazione.

Molti anni fa giunse in America una famiglia proveniente da Roma e si trasferì nella zona più povera della città {Philadelphia, Pa, n.d.r.}. Non parlavano una parola di inglese né il padre né la madre. Nella casa accanto alla loro viveva un rigattiere; comprava ferro vecchio, motori vecchi… e il cortile della casa dove abitava era pieno di rottami. Una sera, questo rigattiere entrò in una piccola sala di una comunità pentecostale e il Signore lo salvò; poco dopo fu battezzato nello Spirito Santo e disse al Signore che avrebbe voluto smetterla con quella vita, esprimendo il desiderio di fare qualcosa per Lui. Disse: “Cosa posso fare per te Signore?”. E la risposta fu: “Recati in casa da quella famiglia italiana che è venuta ad abitare accanto a te, diventa loro amico e portali in chiesa perchè si convertano a Me”. “Signore, Tu sai che non parlano inglese, come farò?”. “Trova qualcuno che parli italiano”. “Signore chiama qualcun altro!”. E Dio gli rispose: “No! Devi andarci tu”. Allora escogitò un metodo per entrare in contatto con questi vicini italiani. “Bene”, disse fra sè, “preparerò una torta, perchè è sempre buona e gradita”. Perciò, preparò la torta, e tremando, perchè non sapeva cosa dovesse fare, picchiò all’uscio di quella casa. Entrò, il rigattiere non poteva farsi capire e quelli non potevano parlare con lui. Offerse loro la torta e sorrise, gli italiani a loro volta sorrisero, e stettero così per circa 15 minuti. Quando tornò a casa disse: “Meno male anche questa è fatta, ora me ne starò tranquillo”; ma il Signore gli suggerì: “La settimana prossima visitali di nuovo”. Che fare? Preparò un’altra torta, e tornò a visitare quella famiglia. Si sorrisero ancora e questi incontri durarono per lungo tempo. La terza volta, la famiglia di italiani, a sua volta, gli offrì una insalatiera di pasta e questi scambi continuarono per molti mesi. Una sera, dopo un po’ di tempo, cominciò a parlare facendosi capire a segni. Poi cominciò a pregare con loro, anche se non capivano quello che diceva, per rispetto chiudevano gli occhi, fino al punto che il rigattiere riuscì a condurli al culto. Il predicatore avrebbe potuto predicare come un arcangelo, ma la famiglia di italiani non comprese neanche una parola. Lo Spirito del Signore, però, che dovrebbe essere sempre presente in tutte le nostre riunioni, può operare miracolosamente nei cuori. Quegli italiani ben presto si convertirono e poi furono battezzati nello Spirito Santo.

Questi coniugi avevano un figlio, si chiamava Arturo, era un delinquente. Era un capellone, con un classico viso italiano ed i capelli neri. Apparteneva alla malavita, era un violento, portava sempre la pistola, si ubriacava, e tutti avevano paura di lui. Un giorno il Signore suggerì al rigattiere: “Fai in modo che entri in chiesa, portalo al culto”, e quegli rispose: “Non ho coraggio di affrontarlo, mi ucciderà, ma con insistenza il Signore lo spingeva a condurlo in chiesa. Alla fine, quel credente ubbidì e così riuscì a condurlo al culto. Arturo si recò in chiesa per compiacenza, si sedette altezzosamente in fondo alla sala e disse fra sé: “Rimango fino a quando chiudono gli occhi per pregare, poi me ne vado”. Ma non poté muoversi, lo Spirito del Signore cominciò ad operare nel suo cuore e ad un tratto corse all’inginocchiatoio e gridò: “Signore abbi pietà di me, sono un peccatore”, e quella sera Dio lo salvò gloriosamente.Dopo il battesimo nello Spirito Santo avvertì la chiamata a predicare l’Evangelo e divenne un evangelista.

Un giorno Arturo Vespa venne a predicare nella nostra zona. Allora ero ancora uno scatenato ragazzaccio irlandese. Un giorno passai dinanzi alla chiesa dove Arturo Vespa stava predicando, non volevo entrare, ma lo Spirito Santo mi sospinse a farlo e mentre stavo ascoltando il messaggio, qualcosa mi afferrò. Arturo scese dal pulpito, giunse fino in fondo alla sala, dove mi trovavo, mi poggiò la mano sulla spalla e mi disse: “Vieni”, e mi condusse avanti e rimase accanto a me mentre pregavo. Il rigattiere aveva ubbidito a Dio e quei genitori furono salvati, Arturo Vespa fu salvato, poi anch’io ho sperimentato la salvezza, ora mio figlio è salvato ed è un predicatore dell’Evangelo e anche suo figlio sarà un predicatore dell’Evangelo. Per il ministerio di Arturo Vespa oggi predico l’Evangelo!

Poi andai alla Scuola Biblica, la chiamata di Dio al ministerio era forte nel mio cuore, ma non sapevo quello che avrei potuto e dovuto fare. Mi diplomai in quella scuola biblica, e tornai a casa. Ero povero, veramente povero e non sapevo come Dio avrebbe potuto usarmi. Non avevo più sentito parlare di Arturo Vespa, non sapevo più nulla di lui, ma Kennett Wilkerson, il padre di David Wilkerson, mi disse:
“Vado a Lancester, in Pennsylvania per un convegno, perchè non vieni con me?”. Andai, e per tre giorni pregai: “Signore fa che qualcuno mi aiuti e mi inviti ad esercitare il ministerio”.

L’ultima sera, il convegno era finito, tutti erano andati via, ero rimasto solo in quella sala e pregavo piangendo: “Signore, so che mi hai chiamato a servirti, ma come mai nessuno mi vuole, nessuno mi incoraggia?”. Ecco che all’improvviso la porta della sala si riaperse e Arturo Vespa entrò, venne accanto a me e mi disse: “Charles, stavo andando a casa stasera, ma il Signore mi ha parlato e mi ha detto di tornare indietro. Sono venuto per te, prendi le tue poche cose e vieni in città, abbiamo in programma di costituire cinque comunità e abbiamo bisogno di te”.

Da queste umili origini Charles Greenaway iniziò il suo ministerio evangelistico prima e missionario poi. Nel 1940, nel corso di alcune campagne evangelistiche nello Stato dell’Alabama, incontrò Mary Louise Dubose, di origine francese, figlia di uno dei pionieri delle comunità pentecostali in quello Stato. Donna di grandi doti, con una cultura superiore, in seguito insegnerà in alcune Università degli Stati Uniti. Si sposarono e nel 1944 avvertirono la chiamata a svolgere un’opera missionaria nell’Africa occidentale, nonostante l’apparente fragilità di Mary, che sembrava renderla inadatta alla vita disagiata della missione. Insieme sono stati i pionieri delle chiese delle Assemblee di Dio degli attuali Stati africani del Burkina Faso (ex Alto Volta), del Togo, del Benin (ex Togo-Dahomey) e del Senegal.

Nel 1949, nel corso di una breve visita in Gran Bretagna, Charles Greenaway venne invitato come predicatore alla Conferenza della Comunione Pentecostale del Regno Unito, e chi scrive, allora studente presso l’I.B.T.I, ebbe per la prima volta il privilegio di godere del suo peculiare ministerio della Parola.

Nella Conferenza Generale delle Assemblies of God, tenutasi ad Atlanta, Georgia, nel 1953, all’epoca ancora missionario in Africa Occidentale, a Charles Greenaway fu richiesto di rivolgere un appello per raccogliere offerte a favore dell’opera missionaria estera. La risposta fu unanime ed entusiasmante, mai prima di allora si ebbe una raccolta tanto abbondante. Un partecipante scriveva: “Giovani di talento e di esperienza risposero all’appello per essere inviati a coloro che non avevano mai udito il nome di Gesù. Ci sembrò che quella Conferenza Generale fosse stata organizzata soltanto per questo momento di consacrazione”. Da allora, Greenaway divenne noto in tutte le chiese delle Assemblies of God per la sua predicazione e per la capacità di incoraggiare la visione missionaria; accettò anche, di prolungare il periodo di licenza dal campo di missione in Africa per svolgere un’attività itinerante tra le chiese AoG nel quadro del programma nazionale missionario “Global Conquest” (Conquista Globale).

Nel 1965, nell’ambito del Dipartimento delle Missioni estere, assunse la direzione della zona Eurasia. Nonostante avesse iniziato il proprio servizio missionario nel Burkina Faso, in Africa Occidentale, sottolineò con fervore, tra le chiese AoG in America, l’importanza dell’evangelizzazione in Europa, nel Medio Oriente, nell’Asia meridionale. Fu uno dei primi a riconoscere che il vecchio continente europeo si era tanto secolarizzato da divenire un nuovo, grande campo di missione.

Con la visione a cui è rimasto sempre fedele, nel 1969 incoraggiò la trasformazione della scuola Biblica delle Assemblee di Dio del Belgio nel Continental Bible College, che nel 1977 poi fu trasferito a Bruxelles. Qui si costituì, su suo suggerimento, anche la sede internazionale dell’I.C.I. (Istituto di Corrispondenza Internazionale) per la produzione di milioni di corsi biblici, nelle diverse lingue, inizialmente soltanto a carattere evangelistico.

Nel periodo del suo mandato, i rapporti con le Assemblee di Dio in Italia sono stati sempre cordiali e generosi. Animato da un’ampia visione dell’opera di Dio, sostenne sempre l’assoluto rispetto della cultura e dei metodi propri di ogni nazione, cercando con ogni mezzo di incoraggiare la diffusione dell’Evangelo in Italia. Già nel 1965, prese parte al Secondo Congresso Evangelico Italiano e predicò un messaggio incoraggiante ed equilibrato ai rappresentanti di tutte le chiese evangeliche del Paese. Fu poi il predicatore ufficiale al Convegno Pastorale delle Assemblee di Dio in Italia del 1978, tenutosi a Crotone, dove Dio lo usò come strumento di grande benedizione per tutti i presenti.

Quando, nel 1983, per raggiunti limiti di età, lasciò la direzione delle zone Europa ed Asia, presso il Dipartimento delle Missioni estere, ormai libero da impegni di responsabilità, continuò il proprio ministerio evangelistico di edificazione soprattutto negli Stati Uniti, ricevendo sempre numerosi inviti per partecipare a Conferenze missionarie. Si calcola che attraverso gli anni abbia predicate in oltre 800 conferenze missionarie. Nel marzo 1990, in occasione del 50° anniversario del loro matrimonio, i coniugi Greenaway tornarono in Europa e visitarono nuovamente nazioni e chiese dove avevano svolto il proprio ministerio. In quella occasione avemmo la gioia di riascoltarlo e fu invitato per altre tre volte in concomitanza con il Convegno Pastorale del 1990 e gli Incontri Nazionali Giovanili del 1991 e 1992. La spontaneità del suo ministerio della Parola, il suo gioioso metodo di presentarla, gli appelli alla consacrazione, non saranno facilmente dimenticati dai migliaia di partecipanti, di giovani e meno giovani. La sua amabilità e la sua generosità, manifestate attraverso gli anni a favore dell’opera di Dio, resteranno come memoria indelebile nei nostri cuori.

Prima della sua ultima visita, nel 1992, aveva subito un gravissimo intervento a “cuore aperto”, tuttavia, anche se non proprio in forze, venne in Italia e Dio lo usò potentemente. A dicembre fu necessario ricoverarlo di nuovo e subì un altro difficilissimo intervento chirurgico al cuore, dai quale non si è più ripreso. Nel mese di giugno, disse alla figliola di contattarci, richiedendo preghiere, perchè diceva: “Non è possibile che non debba tornare a predicare”. Nel frattempo anche la sua fedele consorte, già molto debole nel fisico, si era ammalata; infatti, è stata richiamata alla casa del Padre una settimana prima che lui andasse con il Signore. Sabato 31 luglio 1993, anche il generoso cuore di Charles E. Greenaway, che aveva tanto amato l’opera del Signore e le missioni, ha cessato di battere! Nelle sue ultime volontà aveva lasciato scritto che il suo funerale si sarebbe dovuto trasformare in una riunione a carattere missionario, nella quale si doveva raccogliere un’offerta da devolvere alle missioni estere. Fino all’ultimo è rimasto fedele al principio che fin dall’inizio ha ispirato il suo ministerio e alla passione missionaria che lo ha spinto a donare la sua intera esistenza per le anime perdute.

Quello stesso giorno si era tenuto il funerale di Mary. Come erano stati uniti nella vita terrena e nel ministerio per 60 anni, così, insieme, sono entrati nel riposo eterno, uniti a quanti hanno fedelmente servito il Signore.

A noi rimane il ricordo e l’esempio di generoso servizio dei Greenaway, che potranno essere un incentivo per vivere una vita consacrata a Colui che continua a compiere le Sue opere “non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito Suo”.

Francesco Toppi

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