Questa verità pronunciata da Gesù è davvero straordinaria. Al tempo dei patriarchi, ma anche al tempo in cui visse il nostro Signore, ogni pastore di greggi si impegnava a costruire un ovile dentro il quale le proprie pecore potevano starsene tranquille durante la notte. Indubbiamente, ogni buon ovile per essere tale aveva necessità di una porta. Bene, dalle parole del Cristo scopriamo che il gregge, cioè la Chiesa, ha un luogo sicuro dentro il quale dimorare in pace, una pace che procede dal fatto che Gesù stesso è la “porta delle pecore”. Egli rimane sempre davanti all’ovile; non vi sono per Lui notti fredde o calde che Gli impediscono di guardarci, non ci sono leoni, orsi o mercenari che possano entrare nell’ovile e distruggerlo, finché Egli sta alla porta. Lui stesso afferma: “Io sono il buon pastore; io do la mia vita per le pecore”. La Scrittura afferma che il nostro “buon pastore” ha sofferto sulla croce per noi, fino a dare la Sua giovane vita, e ancora oggi porta nel Suo corpo i segni di quella terribile condanna. Colui che ha sofferto per noi in passato, come potrebbe dimenticarti oggi. Ricordati, cara anima che vivi nei tormenti e nelle paure, che il Cristo dopo essere stato ferito in battaglia è risorto trionfante, e si è posto a sedere davanti all’ovile e ti dice con voce amorevole: “io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura”. Questa porta è per ciascuno di noi una porta di protezione e di sicurezza, ma è anche una porta attraverso la quale realizziamo la piena e “gloriosa libertà dei figli di Dio” (Rom. 8:21). Infine, Cristo è la porta della provvidenza. L’espressione “troverà pastura” indica proprio che il nostro Dio è Colui che provvede splendidamente ad ogni nostro bisogno sia spirituale che materiale.